L’espressione creativa come atto di conoscenza del proprio dolore

di Emanuela Salvatore

Un monito a cui trasgredisci e che era solito ripeterti sempre tuo padre: “Non dare retta agli sconosciuti!” ed un gesto apparentemente banale (ma che ti apre un mondo) come lo scorrere di un dito sullo schermo del proprio smartphone che ti fa incappare in un profilo sconosciuto dove lasci un like ed un commento sul mitico Eduardo.

È così che ho conosciuto Salvatore Ladiana.

Infermiere, Attore, Teatroterapeuta, Regista e Fondatore dell’Associazione Culturale “TeatroInBolla” di cui è Presidente Onorario e responsabile dei laboratori esperienziali, che svolge anche nelle carceri e nei Centri Diurni psichiatrici del milanese.

Altra realtà quotidiana che ora vive con forte impegno e passione è La Fenice TeatroDanzaTerapia. “Nella vita almeno una volta siamo stati Fenice” mi spiega.

Ladiana si occupa di Teatroterapia ma con una visione “avanguardista” e il suo fare teatro è fonte di benessere personale perchè “la terapeuticità è biunivoca. Sempre!“.

Un Teatro della Verità, senza maschere e mai come finzione scenica, dove non si finge e la persona diventa attore di se stesso quindi “Non Attore”.

Accolsi con enorme piacere un anno fa il suo invito a partecipare al Progetto “Dolorem – 60 secondi per un corpo senza parole”

La sofferenza psicologica ed emozionale è parte integrante delle esistenze di tutti noi. Il progetto mi affascinò fin da subito perchè lo percepii non tanto come una forma di espressione artistica fine a sé stessa ma piuttosto come una dimostrazione di vita vera, reale.

A lui mi affidai completamente, improvvisandomi performer ( Non-Attrice ) per un giorno senza il timore di venir giudicata come folle da chi mi conosceva nel reale.

Lo feci con quel CORAGGIO che da sempre mi contraddistingue. Fu un’esperienza intensa, catartica e liberatoria ma il processo per arrivare a donare questo breve atto creativo fu comunque “sofferto” e non affatto scontato. Mi permise di “scoprirmi” e di scoprire un’idea intima – personale – UNICA di dolore. Come essere aspirati dentro un canale energetico (diverso rispetto all’ordinario) che traina e non si può che assecondare.

Sorprendente fu l’energia accogliente di Salvatore che mi fece avvertire quanto lui credesse in me e nel mio umano. Perchè ci crede e si sente che se ne nutre.

Con la mia performance riuscii a definire in modo chiaro un concetto di dolore accostato sorprendentemente senza volerlo al CAMMINO ..  costante nella mia vita (il mio destino).

Una rivelazione sconvolgente perchè non ci avevo mai pensato fino ad allora. Nel video il mio contributo viene letto dalla viva voce del regista teatrale Ladiana.

“Quella del dolore è una strada destinata che percorro ogni giorno  e che non riesco ad evitare. Mi svela di continuo altre strade  sconosciute e impensate. È come se camminando io viva in funzione di ciò che porta al suo superamento lasciandomi guidare  dal mio lato più sensibile e raffinato. In questo video di 60 secondi  cerco di guardare proprio dove il dolore mi invita ad orientare lo sguardo. Dove tormento, disperazione, angoscia, prendono il sopravvento per poi affievolirsi  con lo spuntare del sole.

È il rituale dell’ Effimero Panico  (effimero nel senso di breve durata) che si svolge generalmente all’albeggiare quando, mentre tutti dormono (o almeno così pare), la luce del giorno che inizia  ed entra dalla finestra nella mia stanza illumina la mia anima. Fondamentale per me la scelta  dell’oscurità che io associo all’ultimo stadio del dolore  ed il violoncello come balsamo per l’anima”.

.. quando ti ritrovi a metterti in gioco (e mentre lo fai ti senti te stessa) arrivando a scoprire potenzialità espressive che non avresti mai creduto di possedere. È l’espressione creativa come atto di conoscenza del proprio dolore.

Chissà cosa penserebbe Eduardo!