La Transizione Teatrale secondo Salvatore Ladiana

LA TRANSIZIONE TEATRALE secondo Ladiana – Già fondatore e Presidente di TeatroInBolla e co-fondatore dell’Associazione La Fenice TeatroDanzaTerapia

(a cura di Valeria Ricci)

Perché si parla di Transizione teatrale?

Il concetto di Transizione teatrale esula dalla classica rappresentazione. Transizione intesa come vero e proprio passaggio evolutivo in seguito ad un processo di ricerca ed introspezione. La Transizione teatrale è un naturale punto d’arrivo (e di partenza) che testimonia la trasformazione ed il cambiamento del Non-Attore. Tras-Forma-Azione: arrivare alla Forma attraverso l’Azione.

La Teatroterapia, così com’è concepita da Salvatore Ladiana – Teatroterapeuta da oltre un decennio – esce dagli schemi prestabiliti per un approccio empatico e libero all’atto creativo.

Atto creativo coniugato all’Azione teatrale come profusori e propulsori di emotività che vengono canalizzate e prendono forma attraverso la corporeità scenica ed il movimento che l’accompagna.

Chi si approccia alla realtà avanguardistica di Teatroterapia di Ladiana e che successivamente diventa Non-Attore, è alla ricerca di tutta quella naturalezza espressiva che non riesce più a considerare come propria e la rigetta, andando così a creare infrastrutture e barriere attorno alla più profonda intimità che – insieme al corredo genetico – era di sua proprietà fin dalla nascita.

La Transizione nasce e muore nel momento in cui è rappresentata, come atto unico ed irripetibile.

Cosa intende per pensiero che prende forma?

L’obiettivo è quello di dare vita principalmente al linguaggio del corpo in tutte le sue sfumature. Il pensiero prende forma, poiché il primo passo che si fa con le transizioni teatrali è quello di esprimersi attraverso il movimento, dunque: forma.

Forma intesa anche come “forma espressiva”, il corpo si libera assecondando il movimento e comunica. E’ noto che il linguaggio del corpo segua codifiche strutturate e conosciute, dunque dove la parola non si verbalizza, arriva la gestualità.

Come si arriva alla Transizione teatrale?

La Transizione teatrale è il punto di arrivo, il momento più alto dell’espressione corporea, quando il movimento diventa condiviso e comunica in maniera inequivocabile.

Per arrivare alla Transizione teatrale il percorso è lungo, introspettivo e sperimentale, spesso difficoltoso.

Il Non-Attore è combattuto costantemente tra preconcetti e voglia di liberarsi, spogliarsi delle costrizioni legate al contesto sociale, tuttavia chi si approccia alla Teatroterapia spesso non si sente adeguato, proprio perché “lasciarsi andare” e seguire il flusso dei proprio libero pensiero è qualcosa a cui non è più abituato, poiché si è arreso a sottometterlo.

La Transizione teatrale è la sublimazione, la svolta, l’atto conclusivo.

Qual è il ruolo del setting (scenografia)?

Il setting diviene il punto di riferimento di extra-quotidianità per tutti. Un lavoro impostato come se ci si trovasse all’interno di una grande bolla trasparente nella quale in ogni momento si accede o si fuoriusce senza creare una soluzione di continuo.

Il setting diventa luogo sicuro, porto franco nel quale ri-sintonizzarsi con l’Io più profondo. Il posto dove traghettare le proprie emozioni, paure e timori senza vergogna e senza doversi preoccupare di ciò che gli altri pensano.

Negli ultimi anni sono stati creanti eventi che hanno permesso ai Non-Attori di andare in scena, ce ne parli:

La voglia di far conoscere il nostro lavoro è diventato sempre più concreto, con il passare degli anni. Il setting durante il training prima e il setting durante la condivisione artistica (guai a parlare di esibizione!) sono concepiti in primo luogo come accoglienza, punto di partenza per portare il Teatro alla gente ed a chi ne ha “bisogno”.