
Fragilità e Trasformazione: fare Teatroterapia con Ladiana
di Sara Dianin
“L’emozione o la sensazione che mi verrebbe in mente parlando della Teatroterapia, è la fragilità. Perché anche quando si lavora all’interno di un laboratorio, di un setting, seppure protetto, siamo sempre in una situazione border. Si percepisce sempre quella fragilità legata non tanto a una scarsa energia quanto alla delicatezza del momento, dell’istante creativo e dell’istante scenico. In quel momento, è così fragile e così delicato che deve essere tutelato. Attraverso l’atto performativo quel momento di fragilità poi diventa momento di eternità”
Teatroterapeuta, attore e regista, ha dedicato la sua vita a esplorare il potenziale trasformativo del teatro, coniugandolo con il benessere psicofisico e la crescita personale.
Il suo percorso professionale ha preso il via nel 1996, quando si è formato presso il Laboratorio Artaud di Padova, un centro di ricerca teatrale noto per l’approccio innovativo. Qui, ha cominciato a intrecciare il teatro di ricerca con progetti di arti-terapia, indirizzando il suo impegno verso contesti psichiatrici e sociali.
Nel suo percorso formativo, fondamentale è stato l’incontro con Alfredo De Venuto, fondatore del Laboratorio Artaud, che lo ha introdotto al teatro come esperienza di trasformazione. In seguito, collaborando con il compianto Maurizio Felisati di Conteatrovivo, Ladiana ha sviluppato una sensibilità verso le dinamiche del dolore e delle emozioni umane.
Tuttavia, è con Walter Orioli che si avvicina definitivamente alla Teatroterapia, disciplina che abbraccia dal 2010, facendone il fulcro del suo approccio artistico e terapeutico.
Nel 2014 fonda l’Associazione Culturale Teatroterapia “TeatroInBolla”, un punto di riferimento per chi cerca nella Teatroterapia un veicolo di inclusione sociale e crescita personale. Con questa Associazione, Ladiana ha portato avanti numerosi laboratori in contesti delicati, come Carceri, Comunità terapeutiche e Centri diurni, dimostrando come il teatro possa essere uno strumento potente di scoperta e cambiamento.
Nel 2024 ha fondato l’Associazione “La Fenice TeatroDanzaTerapia”, una realtà che si pone come mission quella di portare il teatro e la danza tra la gente e per la gente, promuovendo l’arte come veicolo di crescita personale e collettiva.
Il suo approccio, che ama definire “Teatroterapia d’Avanguardia”, si fonda sull’extra-quotidianità, sulla creatività e sulla trasformazione personale. Seguendo l’eredità di maestri come Jerzy Grotowski, Ladiana spinge gli individui a spogliarsi delle sovrastrutture e delle difese psicologiche per accedere a una dimensione più autentica.
Nei suoi laboratori, gli esercizi mirano a eliminare gesti e comportamenti abituali, incoraggiando i partecipanti a esplorare una nuova consapevolezza di sé, talvolta attraverso un percorso complesso e sfidante. L’obiettivo non è interpretare personaggi, ma riscoprire la propria verità interiore.
Tra i progetti più significativi di Ladiana si distinguono i laboratori di Teatroterapia per detenuti della Casa di Reclusione di Milano Bollate. Qui, dal 2012, ha proposto un percorso innovativo rivolto a detenuti responsabili di reati di violenza. Il cuore del lavoro si concentra sulla consapevolezza del corpo come mezzo di espressione e di rielaborazione personale. La riscoperta sensoriale e il rispetto dei confini tra sé e gli altri diventano strumenti chiave per rileggere le proprie azioni e per costruire una nuova relazione con il mondo.

Questo tipo di Teatro (che definisce Non-Teatro attraverso i suoi Non-Attori) non punta alla messa in scena di testi, ma all’esplorazione personale, al fine di stimolare un cambiamento profondo e autentico.
La Teatroterapia proposta da Ladiana offre un’opportunità unica per il contesto carcerario. Qui, il linguaggio corporeo diventa lo strumento principale per esplorare e rappresentare la propria verità, superando la finzione teatrale.
Importante, ai fini del percorso introspettivo, il laboratorio condotto focalizzando il lavoro esclusivamente sulla mimica facciale, che Ladiana stesso definisce “la maschera naturale”. Questo laboratorio ha esplorato in profondità le micro e macro espressioni facciali, mettendo in luce il potenziale espressivo del viso.
L’idea è nata durante il periodo complesso della pandemia, un momento in cui Ladiana sentiva la necessità di sospendere le modalità tradizionali di comunicazione – verbale e gestuale – per approfondire l’espressività del volto. Questa intuizione ha avuto il suo sviluppo anche attraverso la Teatroterapia online durante il lungo periodo del lockdown.
“Il volto,” spiega Ladiana, “è la maschera più potente che si possa utilizzare a teatro.”
“Lavorare in scena, è come il rugby: si inizia insieme, si finisce insieme, mantenendo sempre un legame scenico indissolubile.”
Questo principio guida ancora oggi il suo approccio teatrale, in cui tutti i membri del gruppo restano presenti fino al momento conclusivo, quando il sipario cala e il pubblico applaude celebrando la forza della coralità scenica.
Il valore del gruppo emerge come un elemento centrale nei laboratori di Ladiana. L’interazione tra i partecipanti crea uno spazio sicuro, una sorta di “bolla protetta” in cui esplorare liberamente emozioni e vissuti.
Questa dimensione collettiva non oscura, tuttavia, l’importanza del percorso individuale: ogni partecipante è guidato a riflettere su di sé, a scoprire nuove modalità espressive e a trasformare le proprie difficoltà in risorse creative.
“Respirare i miei attori: è così che descrivo il mio modo di vivere il lavoro con loro. Amo profondamente stare all’interno del gruppo, immergermi nelle sue dinamiche, sentirne le vibrazioni. Per me, ‘respirare’ significa proprio questo: percepire quell’energia sottile che attraversa il gruppo.”
Estratto della tesi del Corso di Laurea in Discipline delle arti, dei media e dello spettacolo“Il potere della teatroterapia: un racconto visivo di esperienze e trasformazioni” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore della sede di Brescia